Intellettuali di confine. L’emigrazione intellettuale tra Italia e Stati Uniti e l’avvio della guerra fredda culturale in Italia (1938-1950)

mag 22, 2018 | Iniziative 2018, News Centenario

Mercoledì 20 giugno a Roma si terrà il convegno Intellettuali di confine. L’emigrazione intellettuale tra Italia e Stati Uniti e l’avvio della guerra fredda culturale in Italia (1938-1950).

Il convegno, curato da Francesco Bello, si inserisce nell’ambito del programma degli eventi per le Celebrazioni del Centenario della nascita di Bruno Zevi.

Nel corso dell’evento gli interventi analizzeranno la figura di Bruno Zevi e quelle di altri intellettuali che, dopo l’emigrazione negli Stati Uniti, ritornarono in Italia per contribuire, in collaborazione con le truppe alleate, alla liberazione e alla successiva ricostruzione politica e culturale del paese. Si metteranno a confronto alcune delle più recenti ricerche sul tema, con l’obiettivo di promuovere una riflessione più generale sul contesto storico e sul quadro degli avvenimenti politici e sociali che hanno interessato la biografia di Bruno Zevi.

Studi e ricerche recenti, hanno messo in luce aspetti fino a pochi anni fa sconosciuti che hanno permesso di tracciare con maggiore chiarezza le biografie di intellettuali ed esponenti politici italiani emigrati negli USA tra gli anni trenta e quaranta del novecento, quali Mario Einaudi, Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo, Giorgio La Piana, Max Ascoli. L’attenzione della ricerca storiografica italiana, così come di quella americana, negli ultimi anni si sta concentrando soprattutto sul ruolo che alcuni di essi – ad esempio Nicola Chiaromonte – svolsero, oltre che nel campo dell’antifascismo, negli sviluppi delle relazioni culturali e politiche italo-statunitensi alla fine della seconda guerra mondiale. Dalle origini dello scontro bipolare tra est e ovest in avanti, infatti, l’Italia, da nazione sconfitta, divenne agli occhi degli americani un alleato prezioso nel Mediterraneo e nella lotta al contenimento del comunismo europeo, non solo sul piano militare, ma anche nell’ambito della cultural diplomacy.