Paola Ardizzola è la vincitrice del Premio Bruno Zevi 2010
Il Premio Bruno Zevi 2010 è assegnato a Paola Ardizzola per il saggio La linea eterodossa di Bruno Taut in Turchia, ovvero una possibile conciliazione fra tradizione e modernità, dalla giuria composta da: Antonietta Iolanda Lima, Josep Maria Montaner, Vera Pallamin, Lucio Passarelli.
In fuga nel 1933 dalla Germania nazista, Bruno Taut approda prima in Russia, quindi dal 1933 al 1936 in Giappone e, dal 1936 fino alla morte nel 1938, in Turchia. Qui l’architetto assume la direzione del Dipartimento di Architettura dell’Accademia di Belle Arti di Istanbul e dell’Ufficio di Architettura del Ministero della Pubblica Istruzione turco: agli ultimi due anni della vita di Taut sono l’oggetto dell’indagine lucida e meticolosa di Paola Ardizzola. Come si legge nelle motivazioni della giuria, il saggio “mette a fuoco in modo incisivo il tema del rapporto fra tradizione locale e architettura moderna – ancora oggi attuale e raramente risolto – esaminando soprattutto l’evoluzione dei principi sociali, tecnici e spaziali del Movimento Moderno in relazione a un contesto differente da quello delle grandi capitali europee, e dimostrando come esso si adatti al linguaggio e alla tradizione locali, rispettandone la specifica cultura dello spazio.
Inoltre, facendo riferimento sia alla produzione architettonica di Taut sia al suo contributo come insegnante e teorico dell’architettura in quel periodo, il saggio evidenzia come la sua poetica sia permeata dal concepire l’architettura come strumento di elevazione sociale”.
Laureata in Architettura presso l’Università “G. D’Annunzio” di Pescara, Paola Ardizzola ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica presso la stessa Facoltà. Docente presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila per alcuni anni, è attualmente presidente del MusAA – MuseoArchitetturaArte all’Aquila.
Lavora principalmente come storico dell’architettura, critico d’arte e curatore di mostre e tiene conferenze in diverse università e centri culturali in Italia e all’Estero.
COMUNICATO STAMPA
Premiazione del vincitore del Premio Bruno Zevi 2010
Roma, 3 maggio 2011 Roma, Accademia Tedesca
Il Premio Bruno Zevi 2010 è stato assegnato a Paola Ardizzola per il saggio La linea eterodossa di Bruno Taut in Turchia, ovvero una possibile conciliazione fra tradizione e modernità. Il saggio analizza il lavoro svolto dall’architetto tedesco Bruno Taut ad Ankara, in Turchia, durante l’esilio causato dall’avvento del nazismo in Germania, ponendo l’accento su un biennio significativo della vicenda umana e professionale di Taut, ancora oggi poco indagato dalla storiografia contemporanea. Laureata in Architettura presso l’Università “G. D’Annunzio” di Pescara, Paola Ardizzola ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica presso la stessa Facoltà. Docente presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila per alcuni anni, è attualmente presidente del MusAA – MuseoArchitetturaArte. Lavora principalmente come storico dell’architettura, critico d’arte e curatore di mostre e tiene conferenze in diverse università e centri culturali in Italia e all’estero.
Sono intervenuti alla premiazione:
Joachim Blüher (direttore Accademia Tedesca Roma Villa Massimo)
Melda Araz (vice-consigliere per la cultura e le informazioni, Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia)
Adachiara Zevi (presidente Fondazione Bruno Zevi)
Elvan Altan Ergut (docente di Storia dell’architettura presso la Facoltà di Architettura della Middle East Technical University di Ankara)
Lucio Passarelli (membro della giuria della quarta edizione del Premio Bruno Zevi)
INVITO
MOTIVAZIONI DELLA GIURIA
Dichiarazione finale con motivazione dell’assegnazione del premio
La linea eterodossa di Bruno Taut in Turchia, ovvero una possible conciliazione fra tradizione e modernità.
di Paola Ardizzola.
Il saggio analizza il lavoro intrapreso dall’architetto tedesco Bruno Taut ad Ankara, in Turchia, durante l’esilio causato dall’avvento del nazismo in Germania. Ponendo l’accento su un biennio significativo della vicenda umana e professionale di Taut, peraltro ancora oggi poco indagato dalla storiografia contemporanea, questo studio analizza un caso esemplare nella storia dell’architettura moderna.
L’autrice descrive la relazione tra l’architettura di derivazione Bauhaus e la tradizione architettonica ottomana, molto distante dalla prima: i motivi di dialettica tra le due tendenze architettoniche sono ben riassunti e analizzati nella loro complessità.
Mette così a fuoco in modo incisivo, con padronanza conoscitiva e acume interpretativo, il tema del rapporto fra tradizione locale e architettura moderna – ancora oggi attuale e raramente risolto – esaminando soprattutto l’evoluzione dei principi sociali, tecnici e spaziali del Movimento Moderno in relazione a un contesto differente da quello delle grandi capitali europee, e dimostrando come esso si adatti al linguaggio e alla tradizione locali, rispettandone la specifica cultura dello spazio.
Inoltre, facendo riferimento sia alla produzione architettonica di Taut che al suo contributo come insegnante e teorico dell’architettura in quel periodo, il saggio evidenzia come la sua poetica sia permeata dal concepire l’architettura come “strumento di elevazione sociale”. Intrecciando la “voce” dell’architetto con quella di studiosi e storici, la ricerca di paola Ardizzola esemplifica con coerenza almeno tre delle cinque tematiche richieste dal Premio: lo spazio protagonista dell’architettura; le matrici antiche del linguaggio moderno; il linguaggio moderno dell’architettura.
Il contributo è molto ben scritto, caratterizzato da un linguaggio scorrevole e appropriato e da un’analisi densa, strutturata ed espressa con chiarezza. Anche le illustrazioni hanno un grande interesse documentario, presentando una elaborazione grafica dei principali motivi dell’architettura di Taut nel periodo oggetto dello studio.
La bibliografia è essenziale ma pertinente, resa più significativa dall’inserimento di numerosi testi a firma dello stesso Taut.
LA GIURIA ASSEGNA INOLTRE UNA MENZIONE SPECIALE AL SAGGIO:
Hotel Design in British Mandate Palestine: Modernism and the Zionist Vision, di Daniella Ohad Smith.
È un saggio ben scritto e ben strutturato. Analizza la relazione fra architettura, cultura e politica, e il ruolo del modernismo come strumento di un progetto politico legato all’establishment di uno Stato e all’identità nazionale. Suo oggetto specifico è lo studio della relazione fra l’ideologia sionista (fra le due guerre) e la sua trasposizione nello spazio architettonico degli hotel costruiti in Palestina nel periodo del Mandato britannico (fra gli anni Venti e Trenta). Il saggio permette così di comprendere questa particolare forma di declinazione regionale dell’architettura moderna.
L’indagine entra anche negli spazi interni di alcuni hotel, i cui ambienti presentano riferimenti storici e vernacolari alle tradizioni dei paesi da cui provengono i viaggiatori, riflettendo così la cultura domestica dell’Europa Centrale. Considerato il fatto che questi hotel furono distrutti durante la seconda Guerra mondiale, tale ricerca assume ancora maggiore importanza.
Antonietta Iolanda Lima
Josep Maria Montaner
Vera Pallamin
Lucio Passarelli
IL LIBRO
Immagini Premiazione
3 maggio 2011 – Accademia Tedesca Roma Villa Massimo