La Biblioteca di Dogliani 40 anni dopo

15 nov, 2003 | Iniziative 2003

Nel 1963, su incarico di Giulio Einaudi, lo studio A/Z Architetti e Ingegneri di Roma progetta, con la consulenza critica di Bruno Zevi, la Biblioteca di Dogliani, dedicata alla memoria di Luigi Einaudi.

Un prototipo, nelle intenzioni, da moltiplicarsi in centinaia di esemplari, per diffondere capillarmente la cultura nei comuni e nei quartieri urbani. Una svolta radicale nella politica delle biblioteche: i libri al popolo, e non più l’aristocrazia ai libri chiusi in mastodontici e inaccessibili edifici; la biblioteca come coagulo della vita sociale, di giorno e di notte. Nel conferire l’incarico, lo stesso Einaudi ne precisa i principi conduttori: prefabbricazione, per ottenere bassi costi; libero montaggio degli elementi prefabbricati; posizionamento strategico nel tessuto urbano.

Tali principi si inverano nell’immagine inedita di Dogliani, distesa orizzontalmente lungo il corso del fiume, vera “passeggiata tra i libri”. All’interno, scaffalature sospese e scorrevoli consentono la massima flessibilità funzionale: spazi per la lettura, il gioco dei bambini, l’ascolto della musica, conferenze e concerti. All’esterno, le fasce aggettanti e protese, di matrice wrightiana, utilizzate come scaffali, favoriscono, attraverso la piena visibilità dei libri, la massima osmosi tra interno ed esterno.

La scultura di Nino Franchina, collocata discretamente a lato della biblioteca, contrasta nel libero e frastagliato svolgimento verticale, l’orizzontalità dell’impianto architettonico. Con l’eccezione di Beinasco, Dogliani è rimasto un pezzo unico. Ma la sua attualità architettonica, funzionale e sociale fa sperare, anche a quarant’anni di distanza, che quel seme possa ancora germogliare.

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