Architettura e storiografia

15 mag, 2019

“Si suole affermare che il linguaggio moderno ha determinato una cesura nell’evoluzione architettonica, azzerando la tradizione con un ‘punto a capo’ nel codice espressivo. Questo saggio dimostra il contrario. La sensibilità contemporanea investe le nuove architetture, ma anche il modo di ‘leggere’ e interpretare i monumenti antichi. Tra spinte creative e recuperi storici si è intessuto un dialogo che, nel corso di un secolo, ha generato le invarianti del linguaggio moderno. Lo scavo nel mondo ellenico è alla base della poetica di Le Corbusier. Lo studio del gotico si riflette nei fasti strutturali dell’ingegneria ottocentesca e nel linearismo Art Nouveau. Alla tridimensionalità prospettica rinascimentale fa riscontro la quadridimensionalità spazio-temporale del razionalismo. Senza l’indagine sul barocco, sarebbero inconcepibili i volumi serpentinati di Aalto. Non c’è nessun rapporto di imitazione fra la spirale borrominiana di Sant’Ivo alla Sapienza e l’elicoidale wrightiana del Guggenheim Museum (disegni in copertina), ma i loro messaggi sono affini. Del resto, l’architettura delle comunità hippies coincide con la scoperta critica della preistoria. La tesi che il linguaggio moderno dell’architettura non è solo il linguaggio dell’architettura moderna, poiché coinvolge tutta la produzione creativa del passato, trova qui una verifica”. Introduzione di Alessandra Muntoni.