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(Italiano) Convegno: La carta del Machu Picchu

28 Nov, 2003 | Activities 2003

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Comunicato Stampa (.PDF)

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Programma

La Carta

Il 12 dicembre 1977, esattamente venticinque anni orsono, a conclusione del convegno internazionale svoltosi a Lima e Cuzco, viene votata la Carta del Machu Picchu redatta da Bruno Zevi. Obiettivo dichiarato: attuare “una revisione anti-illuministica della Carta di Atene” stesa da Le Corbusier nel 1933.
Quest’ultima, basata sul paradigma meccanicista e sul metodo della stilizzazione riduttiva e geometrizzante, aveva codificato lo “statuto della città funzionalista”.
Essa puntava alla distruzione della rue corridor e dell’ilot insalubre che caratterizzano la città tradizionale, sostituendovi edifici indipendenti dalle strade, a sviluppo verticale e immersi nel verde (ville verte-ville verticale). La nuova città funzionalista reclamava lo zoning, cioè la decomposizione del vecchio organismo urbano in quattro distinte funzioni: abitare, lavorare, ricrearsi, circolare. Queste, disintegrate dal contesto, potevano finalmente diffondersi nel territorio, che veniva investito soprattutto da grandi interventi monofunzionali di housing, fidando sull’uso crescente dell’automobile privata. Ma, l’accelerazione progressiva di questi fenomeni in relazione all’esplosione della bomba demografica e dell’espansione metropolitana — che comportava una motorizzazione di massa, con abnormi pendolarismi e tempi morti di spostamenti — finiva per provocare una crisi profonda della città e dello stesso statuto funzionalista.
La scoperta della struttura e delle patologie di Megalopoli (J. Gottmann, 1961), delle illimitate potenzialità della Società post-industriale (A. Touraine, 1969) e degli sconvolgimenti ambientali prodotti, imponevano ormai di rovesciare o, meglio, rifondare le leggi della carta di Atene.

È il problema affrontato dalla Carta di Machu Picchu. “Una delle più serie minacce contro la natura — si denuncia — è determinata oggi dall’inquinamento ambientale che si è aggravato fino a raggiungere proporzioni senza precedenti, potenzialmente catastrofiche …”.
Nel 1975 S. Schneider aveva dimostrato l’effetto serra. “I nostri interrogativi sono infinitamente più numerosi e complessi di quelli affrontati dalla Carta di Atene”, si precisa; da allora “la popolazione si è raddoppiata … (da 2 a 4 miliardi) … determinando una triplice crisi: ecologica, energetica e alimentare … (a cui) … va aggiunto il decadimento urbano …”.

La Carta del Machu Picchu è fondata sul paradigma organico-ecologico (entropico) — dunque opposto a quello meccanicista — e codifica la living city; cioè la città post-funzionalista. Essa decreta la morte dello zoning; punta sull’”integrazione delle funzioni”, sull’”effetto città”, sulla “complessità”; individua le leggi morfogenetiche della “città vivente” quale sistema dinamico complesso, “struttura in sviluppo la cui forma non può essere definita perché occorre prevederne la flessibilità e l’estensione”; precisa che la stessa “progettazione delle abitazioni deve avere la flessibilità dinamica necessaria per adattarsi alla dinamica sociale, facilitando la partecipazione creativa dell’utente”.

Il convegno, articolato in due giornate, si propone di discutere il significato storico di tale fondamentale documento, di verificarne l’attualità e di valutarne le potenzialità future

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